Il Rubicone di King Kong Rhino


by Alex Passi


Nel 49 a.C., Giulio Cesare varcò il Rubicone con la sua Legio XIII. Nel passare il confine, commise alto tradimento nei confronti dello stato, rischiando la pena capitale sia per sé sia per i suoi uomini. Gli andò bene: alla lunga, ne conseguì quell'impero che governò l'Occidente per più di 400 anni.


Svetonio ci racconta che fu nell'attraversare il fiume che Cesare pronunciò la ben nota, fatidica frase alea iacta est, "il dado è tratto". Da allora, in più di una lingua, "varcare il Rubicone" è diventato sinonimo di "passare il punto di non ritorno".


King Kong Rhino – l'ispiratrice, lucente "struttura rinocerontesca" in acciaio inossidabile (mai si potrebbe dire che si tratti di un "semplice" rinoceronte) opera dell'artista taiwanese Shih Li-Jen – è stato esposto a cielo aperto per ben due Biennali, quella d'Arte del 2017 e quella d'Architettura del 2018, nei Giardini della Marinaressa. Per due anni, si è assoggettato a un clima a volte sereno, a volte avverso, fino alle piogge e le acque alte eccezionali del mese scorso, quelle che solo per un caso non hanno devastato Venezia come l'acqua granda del 1966. Due anni, a rispecchiare dalla sua superficie polita il viso di tutti i visitatori che sono andati a vederlo in quel giardinetto lungo la Riva dei Sette Martiri, appena prima della Biennale. Prima o poi, tutti i veneziani gli hanno reso omaggio, i bambini soprattutto, con molto affetto; e molti hanno inteso il messaggio da lui proclamato: ricordiamoci che stiamo distruggendo il regno animale in molti modi, non ultimo dei quali l'avidità per dei prodotti – nello specifico il corno di rinoceronte – che non hanno la benché minima utilità pratica, e servono solo come vacuo status symbol con cui chi è molto ricco omaggia un altro ricco suo consimile.
King Kong Rhino racchiude in sé simboli importanti: il possente pugnale tantrico kīla (in tibetano: phur-ba), la piramide dell'Egitto e di Chichen Itza, il campanile delle nostre cattedrali, la bestia mitica cinese kilin e l'altrettanto mitico drago, long. Sul corno ha un'impronta digitale, che a un più attento esame si rivela un labirinto, richiamo ai tortuosi anditi di Cnosso e al feroce Uomo-Toro, terrore di Creta. Questo rinoceronte è un punto focale poderoso di tutta l'umana energia.

Ma per quanto King Kong Rhino sia potente e magico, il suo tempo a Venezia è scaduto. Oggi è giunto al Rubicone – letteralmente, come di vedrà. Da ora, esplorerà nuovi spazi al di là della Laguna, nelle Prealpi bassanesi, dove accompagnerà la mostra sulle incisioni di Dürer della Collezione Remondini.
Stamattina ho preso il vaporetto dalla Stazione di Santa Lucia, dopo la partenza di Shih Li-Jen e dei suoi accompagnatori. Volevo vedere come avrebbe fatto la squadra tecnica a smontare questa mastodontica scultura, consapevole del fatto che il montaggio, due anni or sono, era stato particolarmente complesso. Mentre il vaporetto compiva la tratta da San Zaccaria alla Biennale, ho volto lo sguardo a sinistra ... ed era lì, in tutto il suo splendore, montato su una chiatta. In un sol balzo, usando grandi corregge, un rinoceronte da XXX chili era stato sollevato di peso dalla piattaforma nei Giardini della Marinaressa e depositato sul ponte della ... Rubicone. Non me lo sono inventato. Sulla prua della chiatta, il nome Rubicone era stampigliato a caratteri cubitali. Non poteva essere più appropriato. Un mio cugino, quando gli ho raccontato la cosa, non ha potuto trattenersi: "Ha anche lanciato i dadi? Se è avvitato, cadrà tutto a pezzi". E, in effetti, le piastre lucenti di cui è fatto KKR sono proprio imbullonate.

Nessun problema, in realtà; la giornata era bellissima, e molto adatta a un viaggio in barca, tanto sole, niente vento. La security aveva già rimosso il nastro segnaletico rosso e bianco, così che ho potuto avvicinarmi fino alla banchina. Sul suo fianco lucidato a specchio si vedeva un riflesso distorto della città. Ho provato una straßna sensazione. Siamo, mi sono chiesto, così distorti noi, che ordiniamo a questo bellissimo animale di andarsene? Per la verità, da qualche parte avevo sperato che gli si sarebbe stato concesso di rimanere per sempre nel suo recinto privato, a contemplare placido il Bacino di San Marco e San Giorgio Maggiore. Ma la ferrea legge che governa gli spazi espositivi è quella della rotazione delle opere e, dopo tutto, resistere a due Biennali consecutive era già un fatto d'eccezione.

Ahimè, King Kong Rhino se ne è dovuto andare, certo non con la coda fra le gambe: una scelta coraggiosa, un passaggio sul Rubicone. Ora, nuove avventure lo attendono a Bassano, dove verrà ricordato assieme al rinoceronte di Dürer, quello con lo strano, impossibile secondo cornetto dietro le orecchie.

Me lo sono immaginato in marcia gloriosa su un grosso autocarro senza sponde, verso nord, via dalla costa fino a quella piacevole città dove si distilla una grappa potente. A Venezia sentiremo tutti la sua mancanza; ma, dopo tutto, forse tra campi e colline si troverà meglio.